RENZO FRANCABANDERA |Si chiude oggi con gli ultimi spettacoli il Festival Opera Prima a Rovigo, di cui continueremo a raccontare anche nei prossimi giorni entrando nel dettaglio di cosa è stato questo festival che, con coraggio, grazie al Teatro del Lemming è tornato a riportare spettacolo e arte dal vivo nel suo territorio. Una città di provincia, Rovigo, con tutte le caratteristiche della chiusura su se stessa ma anche del potenziale di memoria e affezione dei cittadini da coltivare e sviluppare. In quest’ultima giornata, dopo il crescendo di pubblico dei giorni scorsi, riproponiamo ad alcuni degli artisti coinvolti, un’intervista doppia, dopo la prima pubblicata giovedì. Parliamo oggi con gli artisti protagonisti di due creazioni che saranno presentate nelle prossime ore: Giulio Boato per il collettivo italo-francese Doyudada e Mario Previato di MOMEC.
Cosa c’è alla base di questa creazione che viene ospitata ad Opera Prima 2018?
GB: Selfie // Stick è un dittico dedicato all’autopercezione e alla ricerca del proprio posto in società. Come dobbiamo/vogliamo apparire agli altri? Quali comportamenti ci imponiamo di adottare? E in che misura la nostra appartenenza al mondo animale influenza le nostre scelte, ad ogni livello, sino alla definizione del nostro stesso genere? Si può “scegliere” il proprio genere, o lo si deve subire ?
MP: Il progetto nasce come progetto di comunicazione per ri-radicare il Festival nella città ed è diventato un vero e proprio progetto artistico. Il lavoro s’interroga sulla possibilità di creare una memoria comune fatta dai ricordi, dalle vite, dalle storie che difficilmente entreranno nella Storia. Quelle delle persone comuni che vivono in uno spazio comune come una città.
In che modo questo lavoro dialoga con il vostro percorso artistico e i vostri interessi?
GB: La riflessione sulla linea sottile che separa realtà e rappresentazione è ancora una volta al centro delle nostre preoccupazioni. Tramite video in diretta e pre registrati mescoliamo le carte, confondendo la percezione degli spettatori. Anche l’uso del suono va nella stessa direzione: lavoriamo sulla ricostruzione di ambienti sonori realistici che, anche grazie alla quadrifonia, sono percepiti come esterni alla rappresentazione, ponendo allo spettatore la domanda: quello che stai guardando/sentendo è teatro o vita reale? Questo dubbio è insito nella tematica dello spettacolo: il selfie è una presentazione / rappresentazione di sé, uno storytelling fittizio del proprio stare in società.
MP: Fonde due esperienze fondamentali: il Teatro del Lemming, di cui sono stato attore per diversi anni, e il lavoro di copywriter che mi sta impegnando attualmente.
Che manca al sistema artistico italiano, oltre al denaro, per mettere davvero gli artisti in condizione di lavorare e sviluppare creatività? Cosa c’è invece che vi dà speranza per il futuro?
GB: Mancano delle strutture a cui appoggiarsi: teatri o compagnie affermate che supportino le giovani formazioni, indicando la strada per proporre le proprie creazioni. Manca un sistema di reti tra diffusori, per facilitare la circuitazione a livello locale, nazionale e internazionale.
Dà speranza la grande quantità di proposte dal basso, che nonostante le difficoltà si fanno una strada e cercano di vedere la luce. Dà speranza la creazione di nuovi piccoli festival a livello capillare, che tramite bando selezionano proposte nuove.
MP: La risposta secondo me non riguarda tanto il che cosa non viene offerto agli artisti per sviluppare creatività, quanto che cosa non fanno gli artisti per trasmettere il proprio lavoro all’esterno. A mio giudizio manca la capacità di applicare la creatività anche nel modo in cui si comunica il proprio lavoro. Oggi si crede che comunicazione sia sinonimo di capacità di usare i social. Ma non è questo. La comunicazione dell’opera fa parte dell’opera stessa.
È ancora possibile pensare che la filosofia e il pensiero sull’arte vivano una vita propria capace di coinvolgere il pubblico?
GB: Il pensiero sull’arte deve porsi in relazione con le opere cui si riferisce, temporalmente e geograficamente. Deve fungere da collante tra artisti e spettatori, nei luoghi e nei tempi in cui le opere sono presentate. I festival sono il luogo migliore per creare queste comunità umane di persone che fanno o fruiscono l’arte, e insieme ne parlano, rendendola viva e necessaria.
MP: Il coinvolgimento del pubblico spetta all’arte, non al pensiero sull’arte. Al pensiero spetta spiegare, analizzare, criticare.
SELFIE/STICK
prima nazionale >
durata 50′
*opera prima
con Alessia Barbiero, Juliette Fabre
musiche, live electronics Lorenzo Danesin
voce off Francesco Zanetti, Emanuela Villagrossi
concept, live visual e regia Giulio Boato
una produzione DOYOUDaDA
una coproduzione Teatro del Lemming
con il sostegno di Centre culturel de Montignac (FR)
MEMORIA IN MOVIMENTO
la stanza della memoria
prima nazionale >
con Antonia Bertagnon, Fiorella Tommasini, Silvia Cova
musiche dal vivo Nadia Poletti, Giuseppe Ferrara
da un’idea di Mario Previato
fotografie Studio Artax
una produzione Festival Opera Prima
DOMENICA 16 SETTEMBRE 2018
● Teatro Nexus (ROVIGO)
AMLETO IN 15 MINUTI >
PIAZZA GARIBALDI h 11.30 // GIARDINI DUE TORRI h 19
PIAZZA XX SETTEMBRE h 19.30 // PIAZZA VITTORIO E. II – SCALINATA DEL COMUNE h 20
https://www.festivaloperaprima.it/spettacoli/12-16-9/43-nexus-amleto-in-15-minuti
● MOMEC-Memoria in Movimento (ROVIGO)
La stanza della memoria >
SALA CELIO alle h 11 • 15 • 16 • 19
● Dodicianni (CAVARZERE)
NO FRAME PORTRAIT >
SOTTERRANEI DUE TORRI dalle 15 alle 19
https://www.festivaloperaprima.it/spettacoli/11-15-9/37-dodicianni-no-frame-portrait
● Oriantheatre Dance Company (FRANCIA/IRAN)
KA-F-KA >
TEATRO SOCIALE h 19
https://www.festivaloperaprima.it/spettacoli/12-16-9/56-oriantheatre-ka-f-ka
● Alessandro Berti (BOLOGNA)
BUGIE BIANCHE secondo studio >
CHIOSTRO DEGLI OLIVETANI h 21
https://www.festivaloperaprima.it/spettacoli/12-16-9/45-alessandro-berti-bugie-bianche
● Doyoudada (ITALIA/FRANCIA)
SELFIE/STICK >
TEATRO STUDIO h 22.15
https://www.festivaloperaprima.it/spettacoli/12-16-9/46-doyuodada-selfie-stick