Gli sposi al Distretto FestivalFEDERICA GUZZON | Siamo al centro commerciale di Civita Castellana, il complesso dell’ex Ceramica Marcantoni, simbolo dell’archeologia industriale, ora luogo di cultura ed eventi. Un’ala del centro infatti non è occupata da negozi, ma da tre aule che si riempiono di ragazzi il 14 dicembre per Distretto Festival. Si erge sulla struttura ancora la vecchia canna fumaria e dentro le aule ci sono le colonne di mattoni e la fornace, che ha fatto da scenario a Gli Sposi – Romanian Tragedy di Elvira Frosini e Daniele Timpano.

Presente di venerdì pomeriggio, quando la scuola è chiusa e si potrebbe uscire, una classe superiore. La lezione-spettacolo è per loro, perché la storia contemporanea non si studia a scuola e di certe cose non parla nessuno. Del governo comunista di Ceausescu in Romania sanno poco i rumeni stessi, eppure ci riguarda.

Chissà poi se quei ragazzi hanno coscienza di chi siano quei due artisti per il panorama teatrale italiano, mentre raccontano loro la storia, la nascita del loro spettacolo. Avranno davvero compreso il valore di quest’esperienza, vissuta nel centro commerciale, che era un’ex fabbrica, con ancora le canne fumarie e la fornace? La storia raccontata così, a teatro, da chi la scena la vive da più di vent’anni e sa imprimersi nel presente, riesce a smuovere questi ragazzi e noi tutti d’altronde?
Sembrerebbe di sì, dal silenzio dell’ascolto, dallo sguardo teso, dalle risate che ogni tanto fanno capolino nella penombra.

La compagnia Frosini/Timpano ha ripreso il testo di David Lescaut per raccontare la storia d’amore di un uomo e una donna e i loro sogni e ambizioni. Due personaggi grotteschi, di cui si mostrano le incertezze, le aspirazioni, le relazioni di potere. Due ragazzi che sono entrati nella Storia.
Prima di essere nominati sui giornali e in tv erano due innamorati, come tanti, come noi. In questo modo si avvicinano all’interesse degli spettatori: non sono solo una pagina di un libro da memorizzare, ma uomini su cui riflettere per orientarsi e determinare il peso delle proprie azioni. Così la storia diventa una lezione, per non ripetere gli stessi sbagli, per formare un’etica comune di valori volti al miglioramento.

Sono stati tre i momenti rappresentati di Gli Sposi, punti cardine per conoscere Nicolae Ceausescu ed Elena Petrescu, che hanno governato la Romania per oltre vent’anni.
Il primo, l’inizio dello spettacolo, corrisponde al prima che i due entrassero in politica, quando erano giovani e ingenui. Si presentano al pubblico e giocano con la data di nascita di Elena. Infatti nel certificato di matrimonio la Petrescu ha fatto falsificare l’anno di nascita per risultare più giovane del marito (in realtà aveva 2 anni in più) e ha cambiato anche il cognome perché Lenuta risultava troppo popolare.

Nel 1939 Nicolae incontra Elena, senza istruzione e figlia di contadini, ma come lui appassionata di politica. Entrano a far parte della Lega dei giovani comunisti e nel 1946 si sposano.
Frosini e Timpano portano in scena il testo di Lescaut riducendolo del 70%, spiegando che altrimenti avrebbe superato le due ore. «Il testo è scritto come una sceneggiatura di un film» con ambientazione, titolo e didascalie e sono consigliati degli oggetti di scena oppure la proiezione di video dell’epoca. La compagnia ha lavorato quindi per trovare un linguaggio più immediato, in linea con il proprio stile teatrale.

Hanno optato per una scena semplice: due sedie e due microfoni; sono i loro personaggi a riempire lo spazio. Le sedie servono a creare un ambiente intimo per la coppia, mentre i microfoni li fanno relazionare alla vita socio-politica. Qui avvengono i discorsi al popolo, le nomine politiche, le promesse e le nuove leggi, che prendono vita nella seconda scena rappresentata.

Nicolae è affetto da balbuzia, un grande problema per la sua ascesa politica, ma per fortuna la compagna lo sostiene e aiuta a superarlo. Timpano ne replica le fragilità, esercitandosi al microfono, mentre Elena lo incoraggia, incitandolo a perseverare. Riesce a riprodurre lo stesso tono di voce, la stessa inflessione di Ceausescu.

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Nella coppia è lei a detenere il potere e la Frosini costruisce un personaggio puntuale e acuto, che è stato definito a «metà tra Lady Macbeth e le Streghe”». Gli Sposi partono dall’amore dei due, saldato dalla brama di potere, proprio come in Macbeth, che li conduce al governo ventennale e infine alla morte.

La lezione-spettacolo poi fa un balzo al finale: nel 1989 i due sono arrestati e processati da un tribunale militare per crimini contro il popolo, genocidio e attacco armato contro la popolazione. La coppia è stata portata in un’aula elementare e il processo è avvenuto dietro ai banchi di scuola. Davanti l’evidenza Elena continua a negare, mentre Nicolae le accarezza la gamba, come a tranquillizzarla.
I due interpreti riproducono la vicenda con una voce fuori campo e loro, fermi sulla sedia, descrivono le proprie reazioni. La condanna sentenziata dall’ufficiale è di cento colpi di kalashnikov. Elena chiede di morire insieme al marito e così al colpo di fucile i corpi degli attori cadono a terra sulle note di un brano del 2000.

Timpano afferma che hanno dato alla vicenda «una lettura molto critica, molto negativa e molto esasperata ai confini del clown e della marionetta».
«Due persone normali, mediocri», è questo ciò che vogliono far emergere, per questo l’interpretazione è grottesca. I personaggi sono mostrati nel loro paradosso di esseri infimi, che non spiccano per intelligenza o abilità, ma che riescono, nonostante tutto, a dominare uno Stato per due decenni. Per dare la dimensione di ciò, oltre ai discorsi pubblici, li vediamo divertirsi a leggere barzellette e indovinelli su Ceausescu.

Frosini e Timpano hanno scelto tre scene per riassumere la vicenda dei coniugi Ceausescu in Gli Sposi, corredandole di riferimenti ai fatti e al loro lavoro artistico. Nella lezione-spettacolo gli attori non hanno usato i costumi di scena e hanno adattato al luogo la scenografia e le luci. Tuttavia sono riusciti a ricreare una buona suggestione grazie alla fornace illuminata alle loro spalle.
La struttura del testo, inoltre, era a blocchi in base agli anni degli avvenimenti.  ma qui gli interpreti si sono liberati di questa gabbia testuale, cercando fluidità e mantenendo il riferimento a poche date.
La musica è filo rosso della narrazione, dal brano di Maria Tănase, già suggerito nel testo di Lescaut, a Cuore Matto rifatto in rumeno, fino al finale con Dragostea Din Tei che Timpano definisce «una finestra aperta sul futuro, rispetto all’89, dove finirebbe il testo».

Frosini e Timpano sono dentro ai personaggi e subito dopo fuori, a spiegarli, giudicarli. La coppia rumena ha causato morti e portato al declino la nazione, ma gli attori riescono a renderli quasi teneri, senza cadere nella commiserazione, mantenendo una distanza critica. Un equilibrio difficilissimo da tenere in piedi.
Gli sposi Ceausescu hanno tradito il popolo, fatto morire di fame i bambini mentre avevano un conto in banca all’estero e una villa di lusso. Lo hanno fatto per molti anni perché sono riusciti a rendere credibili le loro parole, a fingere così bene da sembrare veri. Invece è tutto finto e loro hanno vissuto in una realtà altra, sospesa, indefinita come questo spazio scenico.

La lezione più potente è che in determinate circostanze il male si insinua o può governare chiunque, come una forza superiore (Ne ha parlato per pac Laura Bevione  con La banalità del male secondo Frosini/Timpano) Esattamente come Macbeth: quando il mondo conosciuto si rovescia perché la fame di potere sovrasta la morale, l’uomo diventa un mostro sminuendosi nella caricatura di se stesso.

 

GLI SPOSI – ROMANIAN TRAGEDY

Lezione – spettacolo
Regia e interpretazione e riduzione di Elvira Frosini e Daniele Timpano
Testo di David Lescot
Traduzione di Attilio Scarpellini

Produzione PAV
Con il sostegno di Institut francais Italia, Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana
Sostegno alla creazione contemporanea Armunia, Spazio ZUT!, Teatro di Roma, Asti teatro.
Nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe

Presso M.I.C.e. Centro Commerciale Marcantoni, Civita Castellana
14 dicembre 2018, ore 15.00