ILENA AMBROSIO | Abbiamo lasciato la piccola Sofia e il suo equipaggio in procinto di prendere il largo, da Potenza, con la loro nave incantata verso rotte misteriose e ignote avventure. L’episodio quasi ovidiano di Castelmezzano ha visto la nostra eroina incontrare il rabbioso Taglialegna, la simpatica Cicogna e la misteriosa Incantatrice e imparare cosa sia la capacità di trasformarsi, di superare i rancori, confrontarsi e perdonare.

Ma qualcos’altro è emerso di molto importante sul misterioso pesciolino Milo che Sofia tenta di salvare: «Guardalo bene, forse è qualcosa di più di un pesce, qualcosa di più. In fondo siamo tutti qualcos’altro… basta saper accettare il proprio cambiamento». Cosa avrà voluto dire l’Incantatrice? Cosa c’è da scoprire?

«Davanti a noi c’è una storia. È la nostra storia, la storia di tutti. Io la guardo e ad ogni passo diventa più chiara» dice il Maestro Elia. E allora continuiamo a seguirla questa storia, giungendo oggi a Garaguso per l’episodio La Fonte dell’Alchimista.

Ore 18.30
Siamo arrivati a Garaguso e l’equipaggio è in preparazione. Istantanee dal backstage.
«La casa adesso è in ogni luogo. La casa è la nave…».

 

Alla la luce del tramonto le ultime prove. Mimmo Conte e Carlotta Vitale alla regia.
Tra un’ora in scena.

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Con Carlotta e Mimmo (oramai possiamo chiamarci come si fa tra amici) un bilancio di metà viaggio.

 

E intanto condividiamo questo paesaggio crepuscolare…

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Inizia il racconto. La nave è ferma. L’acqua è finita è il pesciolino Milo non parla più. O è Sofia che non riesce più a sentirne la voce? Tante prove deve affrontare la nostra eroina in questo episodio. E intanto due nuovi personaggi fanno il loro ingresso. Un fratello e una sorella, che guardano le stelle cadenti, con fiducia, e sono stretti da un patto: qualunque cosa succeda non ci separeremo mai. Matilde e Nicola, assistenti dell’Alchimista. Ma Nicola è irrequieto, non ha più fede nel suo maestro, vuole a andare via.

C’è una fonte, una sorgente e l’equipaggio abbandona la nave alla ricerca dell’acqua: «c’è qualcosa di più importante di questo viaggio, noi stessi».
Sofia è sconfortata, sfiduciata. La sua storia diventa quella di tutti quando si è costretti ad affrontare le difficoltà della vita e si desidererebbe solo di lasciar andare, di scendere dalla nave.
«Cosa devo fare?» chiede al maestro Elia. «Il tuo cuore lo sa già, devi solo ascoltarlo mentre fuori infuria la tempesta».
Sofia scende dalla nave per chiedere aiuto all’Alchimista.

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Ancora un personaggio magico che, come l’Incantatrice, fa comprendere alla piccola Sofia qualcosa di fondamentale sul viaggio e sulla vita. «Non perdere il senso delle cose, non perdere la fiducia… Se hai la forza di credere puoi ritrovare ciò che hai perso lungo la strada».
Ma è un ingannatore? L’acqua di cui parla esiste davvero? La fiducia è questo che fa la differenza: credere, credere davvero permette a ciascuno di trovare la propria fonte. Basta un sorso d’acqua e Sofia riesce di nuovo a sentire la voce di Milo.
Ma anche l’Alchimista scopre qualcosa di se stesso dall’incontro con gli abitanti della nave, ritrova il suo figlioccio Nicola e ha il coraggio di lasciarlo andare per la sua strada.

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La nave può ripartire, arricchita di due nuovi passeggeri, Matilde e Nicola.
«Avevi perso la strada… non sentivi più la tua voce… il dubbio scava gallerie profonde nelle verità affinché tutto trovi una forma nuova più giusta… un altro passo è stato compiuto ora sai quale la direzione».

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La serata si conclude con in saluti di Ariane Bieou, manager culturale per Matera 2019.

 

Ma sento il bisogno di chiudere anche io con una riflessione di metà percorso.
Cos’è davvero questa Nave? Una splendida e ambiziosa installazione, certo; un evento artistico, questo è ovvio; un esempio di teatro itinerante, anche questo lapalissiano. Ma ciò che La Nave realizza davvero è, prima di ogni altra cosa, un progetto – nel senso etimologico di ‘gettare avanti’ quindi di mettere in moto – di formazione ed educazione: all’apertura, alla condivisione, alla caparbietà del fare anche quando i muri dell’inerzia paiono impossibili da abbattere; educare ad avere fiducia, speranza di trovare davvero una fonte che rigeneri dall’aridità umana e culturale cui le comunità dette ‘periferiche’  – ma spesso rese tali – si sentono quasi destinate. Per fare questo Gommalacca ha scelto il linguaggio dell’arte, che non è un linguaggio “semplice”, che si muove sui piani della metafora e dell’astrazione, che forse, in alcuni casi, se non familiare, necessita di un piccolo sforzo di comprensione, ma che, proprio in quello sforzo, offre l’occasione di fare un primo passo sulla strada di quel progetto, verso la scoperta di un sano dubbio che scardini le proprie ottuse certezze.
Non abituiamoci al semplice, alla mediocrità del noto, del rassicurante! Apriamoci, esploriamo, andiamo oltre… come Sofia, svegliamoci e mettiamoci in viaggio!

 

LA NAVE DEGLI INCANTI

Prossime tappe:
17 luglio Ferrandina
21 luglio Matera