LAURA NOVELLI | Sin dai tempi del suo debutto sulla scena romana, linee guida irrinunciabili ne sono state la riflessione sulla complessità del reale e lo sguardo vigile sui cambiamenti più emblematici dei nostri tempi. Giunta ormai alla XIV edizione, la rassegna Short Theatre, – che prende il via oggi con un ricco carnet di proposte disseminate in spazi quali La Pelanda, il Teatro Argentina, il Teatro India, Carrozzerie n.o.t. e, per la prima volta, lo storico palazzo di Trastevere WeGil – non solo conferma la sua matrice più intima ma rafforza quell’attenzione al contemporaneo divenuta negli anni imperativo categorico.
Lo si evince già dal titolo. Quest’anno gli ideatori e organizzatori del festival, AREA06 in co-direzione artistica con Fabrizio Arcuri e Francesca Corona, puntano infatti sull’espressione Visione d’insieme (degna erede di quella del 2018, Provocare realtà): quasi un monito a ricucire i confini slabbrati di un mondo sempre più fluido e in continua trasformazione. Visione d’insieme significa infatti qui dare voce a forme espressive poliedriche e commiste, svicolare dai limiti dei generi e dei format, uscire dai cliché artistici incanalati nella tradizione, proporre travasi fluidi tra teatro, danza, performance, video, musica, arti visive. Intercettare insomma i nuovi orizzonti in cui l’Arte e il fare creativo – complice anche la partecipazione attiva dei fruitori – cerca oggi di orientarsi. Ma non è tutto. Perché il titolo scelto per la vetrina 2019 implica giocoforza anche un risvolto sociale, politico, ponendo l’accento sul bisogno di ribadire temi urgenti come l’integrazione, l’incontro tra Passato e Presente (tanti gli stimoli, per esempio, che arrivano da Paesi che hanno subito la colonizzazione occidentale), il dialogo interculturale, il confronto con l’altro pensato sempre come pratica inclusiva e arricchente. In questo consiste la vera complessità del terzo millennio e la vera sfida di chi intenda filtrarla attraverso la propria sensibilità artistica.
Venendo dunque al cartellone della rassegna (che si chiuderà sabato 14), segnaliamo alcuni dei lavori in scaletta, (rimandando al programma completo consultabile qui).
I primi giorni della manifestazione vedono come loro motore propulsivo proprio gli spazi del WeGil, noto esempio di architettura razionalista progettato dall’architetto Moretti nel ’33, che la Regione Lazio ha riqualificato come centro culturale e che si appresta a ospitare un flusso di creazioni, listening, documentari, dibattiti e interventi (tra i protagonisti, il duo milanese Invernomuto, il dj Hugo Sanchez, l’artista visivo Kader Attia, la scrittrice Igiaba Scego, la politologa Françoise Vergès, la coreografa dello Zimbawe nora chipaumire, i nostri Mk e Alex Cecchetti) declinati tutti sul tema del colonialismo e della decolonizzazione.
Al mondo arabo è dedicato invece il lavoro di Manuela Cherubini, attesa a Short con la conferenza-spettacolo Burning Play- Passo#1, un progetto in fieri ispirato alla figura della scrittrice egiziana Nawal Al Sa’adawi e alla sua commedia God Resigns at the Summit Meeting; testo mai rappresentato perché ritenuto blasfemo come altre opere dell’autrice e fatto bruciare dopo la pubblicazione. Si legge nei materiali di presentazione del lavoro: «Cherubini racconta un pezzo del percorso che si compie nella costruzione di questo spettacolo impossibile. Dai quaderni cominciano ad emergere segni, linee di una mappa. Si scopre che è un corpo quello che cerchiamo: il nostro.
La mappa è incompleta, i segni sono di varia natura, diversa materia, diversi i linguaggi nei quali ci si muove: libri sacri, vocabolari, inchieste, immagini ferme e in movimento, voci di donne che scrivono, cantano, interrogano la loro esistenza e la nostra. […] Cos’è che oggi non si può portare neppure sul palcoscenico? Di cosa non si può discutere? Qual è il confine tra la censura fuori di noi e quella dentro di noi?».
Dal WeGil la programmazione trasmigra poi negli altri luoghi deputati. C’è già grande attesa per le due repliche romane dell’ultima creazione di Alessandro Sciarroni, Augusto, che andrà in scena all’Argentina domenica 8 e lunedì 9 in sinergia con il progetto Grandi Pianure curato da Michele Di Stefano. Un lavoro sul grottesco, sulla commistione di pianto e riso, sul bisogno di sentirsi amati, sulla malinconia e il dolore della solitudine che, già visto al Festival Séquence Danse di Parigi in aprile (ne ha scritto per PAC Giordana Marsilio), si preannuncia come un’ulteriore conferma della sensibilità e del prismatico talento del coreografo, premiato quest’anno con il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale Danza.
Sul femminile si posa poi ancora una volta lo sguardo di Marta Cuscunà, in scena martedì 10 alla Pelanda con il lavoro Il canto della caduta (qui il racconto di PAC) proseguimento ideale di un filone di ricerca iniziato con la Trilogia delle Resistenze femminili dove il mito ladino di Fanes, rielaborato attraverso il linguaggio del teatro di figura e attraverso la presenza di marionette che interagiscono con marchingegni del tutto meccanizzati, diventa ricettacolo di ispirazione per un’originalissima riflessione sul contrasto tra pace e guerra, equilibrio matriarcale e bellicosità patriarcale, utopia e realtà.
Carico di interessanti echi antropologici è anche quanto propone la regista finlandese-egiziana Samira Elagoz nel suo documentario-performance Cock, Cock… Who’s There? nel quale «oltre ogni retorica e moralismo – leggiamo nelle note stampa – Elagoz esamina lo spettro completo delle relazioni uomo-donna dall’intimità alla brutalità, e porta il pubblico in un viaggio personale attraverso il desiderio, il potere della femminilità e dello sguardo femminile in un mondo in cui il virtuale e il reale sono inestricabilmente intrecciati» (11 e 12 alla Pelanda).
Rimanendo in ambito antropologico e archetipico, si sposta dall’oggi al senso di collettività e di radice storica l’indagine che Claudia Castellucci conduce in All’inizio della città di Roma (sabato 14), cui fanno da variegato e valido complemento alcuni format site specific quali l’inventario delle parole di un territorio restituito da un juke box umano nell’Encyclopédie de la parole di Jorise lacoste e Elise Simonet e il catalogo di sogni e incubi stilato da Lancelot Hamelin per Italian Dreams. Più specificatamente metateatrali (o metafilmici) gli eventi proposti invece dai Motus (Chroma Keys), da Deflorian/Tagliarini (Scavi) e da Sotterraneo (Talk Show).
E ovviamente non è tutto. Nei nove giorni di programmazione il pubblico romano potrà assistere alle creazioni di altri nomi interessanti come Alessandra Di Lernia, Angélica Liddell, Ginevra Panzetti/Enrico Ticconi, Jaha Koo, Marie Losier, Nyamnyam. Potrà seguire le riflessioni di Panorama Roma e la programmazione speciale di OHT_Little Fun Palace. Potrà entrare in contatto con nuovi progetti europei come INFRA e Festival of the Future, che si aggiungono ai già consolidati Fabulamundi Playwriting Europe, More Than This e Shift Key.
Dall’Europa al Mondo. Nessun confine. Piuttosto, un continuo sconfinamento. Una visione d’insieme – appunto – che intende rovesciare la semplificazione, l’univocità, la singolarità degli individui e dei popoli, delle arti. Ma che intende soprattutto diffondere la convinzione che solo così, solo grazie a una reale comprensione della complessità odierna, sia possibile cercare di capire il mondo. E – cosa ben più difficile – cercare di viverci.
SHORT THEATRE 2019
Visione d’insieme – XIV edizione
‘Short Theatre 2019’ è ideato e organizzato da AREA06 con la co-direzione di Fabrizio Arcuri e Francesca Corona, è realizzato con il sostegno di MiBAC e Regione Lazio e il patrocinio di Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Azienda Speciale Palaexpo. Si svolge in collaborazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Carrozzerie n.o.t, con il supporto di Acea SpA, Institut Français Italia, Villa Medici, Accademia di Spagna Roma, Istituto Cervantes Roma, Institut Ramon Llull.
ROMA
La Pelanda | WeGil | Teatro Argentina | Teatro India | Carrozzerie n.o.t.
6 – 14 settembre 2019