MATTEO BRIGHENTI | La ferita divide, VolterraTeatro ricuce. I punti di sutura della XXVIII edizione del festival, dal 21 al 27 luglio a Volterra e nei comuni di Pomarance, Castelnuovo Val di Cecina e Montecatini Val di Cecina, sono i luoghi, le pratiche, le persone.
A fine gennaio scorso, per via del violento nubifragio abbattutosi sulla Penisola, a Volterra sono crollate la strada e trenta metri di mura medievali in corrispondenza della Piazzetta dei Fornelli: undici le famiglie evacuate. Uno sperone di roccia pericolante da giorni è venuto giù un mese dopo nei pressi di Piazza Martiri della Libertà.
Da queste ferite del visibile, sociali, collettive, il Festival a cura di Carte Blanche, con la direzione artistica di Armando Punzo, muove per avvicinarsi alle profondità dell’invisibile, alla Ferita personale, privata, ma estremamente feconda per l’artista che riesca a viverla come occasione di scoperta e ricostruzione. VolterraTeatro rimargina il distacco e la perdita di ciò che non è più stringendo forte le relazioni umane, a cominciare dal dentro-fuori tra il Carcere e la Città.
Nell’Istituto di Pena sempre più Istituto di Cultura la Compagnia della Fortezza continua l’attraversamento dell’opera di Genet: Santo Genet è l’anteprima nazionale della compagnia di attori-detenuti guidata da Punzo, che dopo le repliche in carcere (dal 21 al 25) andrà in scena, sabato 26, al Teatro Persio Flacco di Volterra. Numerose, poi, le creazioni originali e i lavori pensati nella logica del site specific di artisti, poeti, musicisti, chiamati a nutrire e impreziosire la riflessione sul tema della Ferita. Tra gli altri, il Teatro delle Ariette con Teatro naturale? Io il couscous e Albert Camus, un lavoro in cui il passato si intreccia al presente dell’atto teatrale in sé che vive sempre e comunque nella dimensione del qui e ora (lunedì 21); I Sacchi di Sabbia presentano i loro Piccoli suicidi in Ottava Rima – Vol. I e Vol. II, il bestseller dei festival estivi (martedì 22); Michela Lucenti e la compagnia Balletto Civile coinvolgeranno un gruppo di giovanissimi in un lavoro dal titolo In-colume/Volterra, che attraverso l’alfabeto della danza si sofferma sulla mancanza, sulla debolezza, sulla ferita appunto, con la partecipazione della violoncellista Julia Kent (mercoledì 23); Mario Perrotta del Teatro dell’Argine presenta Pitùr, secondo movimento del progetto Ligabue che già lo scorso anno ha fatto tappa al Festival con Un bès, per il quale Perrotta ha vinto il Premio UBU come “migliore attore” (giovedì 24).
Dal Carcere VolterraTeatro scorre nella Città, unita per l’occasione in unico palcoscenico. Venerdì 25 luglio un evento di teatro collettivo metterà in scena il gesto concreto del legare oggetti, luoghi e persone: è La Ferita/Logos-Rapsodia per Volterra di Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni di Archivio Zeta. La compagnia che ha riportato il soffio della vita nel Cimitero Germanico della Futa si è ispirata a Legarsi alla montagna, opera d’arte del 1981 di Maria Lai che coinvolse Ulassai in Sardegna: all’ora del tramonto moltissimi cittadini, con i quali è già stato avviato da tempo un laboratorio teatrale, riannoderanno tanto i fili della memoria, attraverso momenti performativi, partiture musicali e frammenti testuali, quanto i fili del dolore, con un nastro rosso lungo più di 20 chilometri per i luoghi-simbolo di Volterra. Nel frattempo Carlo Infante, esperto di performing media, condurrà un Walk Show (Urban Experience), una conversazione itinerante, un racconto-passeggiata caratterizzato dall’utilizzo di cuffie e smartphone.
Stringerà, invece, la terra con il cielo il Teatro dei Venti che presenta Simurgh, a Pomarance (il 21), Castelnuovo V.C (il 22), Montecatini V.C (il 23) e domenica 27 luglio, con il gran finale del Festival, in Piazza dei Priori a Volterra. Li abbiamo visti recentemente a Pontedera per Era delle cadute: ingabbiati come l’albatro di Baudelaire catturato dai marinai. Qui, però, saranno nel loro ‘habitat’ naturale: il teatro fuori dal teatro, il grande spettacolo di strada.
L’artista, dunque, riflette sul rapporto tra città e cittadini, sul sé degli altri, ma anche sul proprio, sul ricordo del “dopo”, di quello che rimarrà di lui. Così, martedì 22 luglio il cortile del Carcere ospiterà la presentazione, coordinata dal giornalista Massimo Marino, de L’aria è ottima (quando riesce a passare). Io, attore, fine-pena-mai, l’autobiografia di Aniello Arena, attore simbolo della Compagnia della Fortezza; giovedì 24 verrà annunciato l’inedito Progetto di Archivio della Compagnia (1500 ore di materiali video) all’interno del convegno Artista, comunità e memoria – Dialoghi sulla ferita, a cura di Bianca Tosatti.
La critica, dal canto suo, non si limiterà a osservare e testimoniare il Festival, ma si metterà anch’essa in discussione, rivolterà le terre dentro di sé per seminare nuovo futuro. Perciò, mercoledì 23 luglio, sempre nel cortile del Carcere, ci sarà la cerimonia di consegna del Premio della Critica Teatrale ANCT (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro), mentre nella mattinata di venerdì 25 Rete Critica, il network che da tre anni raccoglie diverse decine di siti e blog che si occupano di teatro e che assegna annualmente il Premio Rete Critica, si riunirà per una sessione di lavoro (anche PAC sarà presente all’incontro).
VolterraTeatro è quindi un Festival espanso, una voglia di fare, esserci, di camminare tutte le strade possibili per rifondare la bellezza. Reali e virtuali. Per tutto il Festival, infatti, Simone Pacini/fattiditeatro, tra i 100 esperti di social media più influenti di Twitter, coordinerà un laboratorio interattivo e itinerante per un racconto teatrale innovativo, un’azione di Social Media Storytelling che connetterà l’esperienza artistica alle eccellenze architettoniche, artistiche ed enogastronomiche della città.